Intervista a Mariavittoria Antico Gallina

Sara Gambirasio e la Prof. Antico Gallina discutono gli ultimi dettagli dell’intervista…

Vi proponiamo di seguito la piacevolissima intervista che l’autrice del nostro libro “Gli uomini ci spiegano cose che sappiamo giàMariavittoria Antico Gallina, ci ha gentilmente rilasciato, per far conoscere al pubblico il suo libro, ma soprattutto un pezzo di se stessa!

Provi a dare una definizione “secca” del suo libro.
Una definizione secca! Potrebbe identificarsi con un titolo: “Ancora di salvezza”, “Stringimi la mano”, “Non sei sola”. Il libro vuole proporsi come ascolto, come sostegno consolatorio e anche come chiave di lettura, attraverso ironia e sarcasmo, per alzare la testa oppure per vivere la consapevolezza di amori tanto generosi da portare a confondere la percezione di sé con lo strumento di un dono senza condizioni.
Ho inteso comunque anche condurre attraverso battute e sorrisi, a qualche riflessione, perché forse solo o soprattutto attraverso l’ironia è più facile per il lettore recepire il controsenso di talune vicende, private e pubbliche, di quotidiana amministrazione come il manchevole riconoscimento del principio di uguaglianza.

(Cosa possono fare due donne, due amiche di lunga data, costrette ad aspettare l’arrivo del meccanico…e delle loro dolci metà… se non “scaldarsi” con un’abbondante dose di chiacchiere? Sarà questa l’alibi che le porterà a riscoprirsi e ad esplorarsi vicendevolmente, sulla scia di una salubre ventata di ironia e sarcasmo, ma anche di immancabile acuta sensibilità che solo le donne, nel bene o nel male, sono in grado di lasciar emergere).

Un libro che ruota tutt’attorno al mondo femminile. Scritto da una donna (come forse solo una donna che, come lei, è moglie, madre, nonna, amica, una professionista affermata e dalle mille sfaccettature, poteva concepire) per le donne (ma non solo): qual è il suo messaggio per le lettrici? (Più volte, infatti, si rivolge al suo pubblico attraverso la voce della protagonista narratrice).
L’apertura verso l’ipotetico lettore mi ha sempre coinvolto ed è una caratteristica del mio stile: mi piace pensare di parlare ad alta voce con un mio interlocutore, tanto che durante la scrittura ho frequentemente la sensazione di recitare davanti al mio lettore la parte che sto scrivendo. E’ bellissimo, credimi! Il lavoro della scrittura mi ha sempre fatto grandi doni: questo è uno dei tanti.
Il mio intento è e resta quello di aprirmi verso la protagonista – che poi è lo stesso che dire ‘le lettrici, tutte ugualmente protagoniste’ – per instaurare proprio il dialogo diretto e per attivare quell’ascolto che mi risulta facile e facilitato dalla vena sarcastica che mi permette di spogliare le vicende che osservo degli inutili orpelli e che arriva al succo delle questioni.
E la donna ha così spesso bisogno di ascolto, di partecipazione!. Lo dice già la Prefatrice e con cognizione di causa, visto che è una psicologa.

Come le è nata l’idea di scrivere un libro di questo tipo? Ci racconti un po’ la genesi.
E’ una sorta di “amusement” che mi è preso altre volte, quando, ad esempio, ho scritto per il primo compleanno del mio primo nipotino “Dalla parte delle mamme. Pensieri della buonanotte per madri stressate”, sulla eco del noto “Dalla parte delle bambine”.
Dedicato ai genitori in genere e soprattutto alle mamme, alle loro corse giornaliere al servizio di neonato, bimbo, adolescente, marito, ai momenti di alienazione dai quali ci si può riprendere parlando con una amica oppure scrivendo o ironizzando. Il racconto era meno forte, più ridanciano, più leggero rispetto a questo nuovo libro, che nuovissimo non è, visto che i primi episodi risalgono nel tempo.
Devo ammettere che il ‘là’ mi è stato offerto proprio dai miei familiari attraverso qualche situazione davvero ridicola, se vista in contrapposizione alla serietà di comportamento dei protagonisti.
Il racconto – ma potrei dire la cronistoria dei rapporti familiari – si è dipanato proprio in itinere,un itinerario di alcuni anni durante i quali ho osservato, raccolto appunti, ascoltato, trascritto, considerato e riflettuto, e poi limato, enfatizzato, talora‘caricato’ situazioni che mi si proponevano anche casualmente, da parte di amici, conoscenti, estranei. Mi è piaciuto, anche per diversificare e spezzare la storia raccontata, ripercorrere e fissare qualche punto della plurisecolare vicenda delle donne, una vicenda che è lungi dalla sua conclusione.

E di lei, Mariavittoria Antico Gallina, cosa c’è nel testo? Più il contenuto o lo spirito?
Direi entrambi, anche se non si tratta di una autobiografia. Non è la storia della mia vita privata -per quanto qualche aneddoto mi appartenga -ma la storia della vita comune, quella di tanti se non di tutti. E’ inevitabilmente autobiografico nel senso che la scrittura riflette quel bagaglio di esperienze e di sentimenti che costruisce la persona; è autobiografico nel senso che la capacità di rileggere gli eventi con ironia e di raccontarli, ad amici e parenti, quasi come una esilarante commedia ha sempre fatto parte di me e mi accompagna tuttora.
Chissà! Per sdrammatizzare, per tollerare, per superare …ma anche perché in una infinità di casi la disuguaglianza, l’ingiustizia, la scorrettezza, il mancato rispetto, rasentano tanto l’assurdo da diventare un ‘non sense’, come lo sono certe filastrocche, o scenette a tal punto sconcertanti da suscitare insieme al compatimento verso l’imperturbabile maschio un amaro, sarcastico sorriso di fronte a certe ‘irrecuperabilità’, a certe ‘ arretratezze’ e all’incapacità di comprendere quanto gli uomini perdano della vita!.
Tengo a rimarcare che, come ho scritto alla conclusione del libro, autobiografica è la descrizione direi ‘sensoriale’ di quella mia campagna che tra infanzia e adolescenza ha formato la mia personalità più di quanto non sia stato fatto, paradossalmente, dai miei genitori. Questa nota completamente ‘mia’ è volontariamente rimarcata da quel gioco di specchi per cui la protagonista, Costanza, racconta la stessa campagna, con le stesse modalità descrittive.
Che Costanza sia la narratrice?  Che la narratrice soffra di uno …sdoppiamento di personalità? Ma ha poi importanza? Più importante credo sia, specie in questo nostro tempo storico, così duro, scarno e depauperato di tanti valori, riconsiderare il trascurato: la bellezza della natura e delle proprie esperienze sensoriali. Non si pagano…sono gratuite.

La dedica a suo marito è davvero toccante e sprigiona il fortissimo e palpabile sentimento che vi lega. Ma al di là dell’amore della sua vita, c’è qualcuno, magari proprio una donna, a cui vorrebbe rivolgere e  – se potesse – far proprio recapitare la sua opera? E se sì, perché?
Voglio puntualizzare che “il palpabile sentimento”, come hai scritto tu, ‘ci lega’, è indistrutto e indistruttibile. Ci facciamo compagnia, siamo insieme!
Detto ciò, non ho una precisa referente: le referenti sono le donne e, possibilmente, anche gli uomini, per quanto oggettivamente faccia un po’ fatica a immaginare un uomo che legga questo libro e soprattutto che lo legga fino in fondo e che, magari, lo capisca anche!

Si è ispirata, invece, a qualche personaggio femminile in particolare? Magari anche della letteratura…
No, non ho tratto ispirazione da alcun personaggio particolare: mi sono ispirata alla vita che ci circonda e che ha espresso attraverso la letteratura una infinità di figure feminili dalla condizione analoga. In realtà, possiamo verificare che cambiano le mode, gli stili, la lingua, ma nella lunghissima durata del disorientamento sociale, la contrapposizione di genere non muta se non nelle tinte, più o meno forti. Io mi sono soffermata a osservare, considerare e registrare episodi e situazioni in cui la protagonista è la donna.

E a tal proposito, visto che di “fogli e parole” stiamo trattando, qual è la sua “educazione letteraria” (non scolastica, ma da bibliofila)?
Il tempo della libera lettura – o della lettura di libera scelta – è sempre stato per me limitato e condizionato fortemente dalla mia professione, che di necessità mi ha indirizzato e continua a indirizzarmi verso contenuti mirati, tecnici,legati alle tematiche del mio Insegnamento, della ricerca scientifica che continuo a svolgere. Non amo poi quella letteratura contemporanea di eccessiva fantasia e costruzione, cui preferisco scritti fondati sulla documentazione, inchieste, descrizioni di diversificazioni culturali. Non amo quella letteratura infarcita di episodi di violenza, su donne, su bambini: pare quasi che se non si infila un episodio di pedofilia o simili si sia oggi convinti di un calo nelle vendite di un  libro!
Nelle letture ruoto comunque sempre intorno alla donna, dall’antichità, al medioevo, ad oggi, ai caratteri delle società di appartenenza, alle relazioni interpersonali. Da qui nasce anche l’interesse per la sociologia e per l’aspetto urbanistico, che è uno delle espressioni più evidenti di ruoli, funzioni e caratteri delle comunità. Nasce anche l’interesse verso la dimensione religiosa, che travalica il limite dell’essere terreno e si spinge verso le ricchezze della spiritualità.

Secondo lei, la letteratura è ancora in grado di far breccia nella sensibilità umana, anche in quella non troppo avvezza ai libri?
Assolutamente sì: basta che la si… voglia incontrare. Un aiuto penso sia la lettura in pubblico, una modalità oggi frequente presso circoli, biblioteche, librerie, caffè letterari, che vivacizza e stimola al confronto.

Il suo libro viene distribuito anche in formato ebook: cosa ne pensa di questa nuova tecnologia? Sulla base di quello che – so per certo – ha scrutato, scoperto e valutato in prima persona anche negli ultimi periodi in cui ha visto “concretamente” venire alla luce il suo testo-digitale, crede che il futuro dei lettori sia agevolato se indirizzato su questa via? Rifletta ad alta voce con noi!
Mi riallaccio alla risposta precedente. La modalità ebook, semplificando l’approccio al libro – e anche al suo acquisto, dal momento che non costano poco per quanto distribuiti anche nei supermercati! – , attrae un maggior pubblico e avvicina a una lettura più sciolta, fattibile ovunque con minor problemi. Certo, permane il fascino del cartaceo, della sua corporeità, dal profumo della carta stampata alla grafica o alla preziosità di talune copertine, alle pagine bianche che credo rappresentino una mia peculiarità e che avrei inserito in una versione cartacea, così come ho già fatto per altri libri. Almeno per ora, il formato ebook limita in questo senso l’entrata diretta del lettore nel testo, sicché possa quasi colloquiare con il narratore-autore.

Domanda pseudo-provocatoria: che cosa è per lei il femminismo? Ha ancora ragion d’essere? Lei si sente una femminista?
E’ proprio provocatoria. Non sono femminista se le femministe negano l’esistenza di una differenza femminile, tentando così di ridurre la condizione marginale della donna nelle società che continuano a essere maschiliste, senza considerare che, come scriveva Sylviane Agacinski, “ciò che fonda la parità è l’universale dualità del genere umano”. E’ questa che diventa fonte di significato. Ecco, quel tipo di femminismo non mi si confà più, perché la differenza spinge ciascuno alla coesistenza con l’altro, alla collaborazione e alla vera integrazione senza competitività o conflitto, e al convincimento che nessuno, e tantomeno l’uomo, possa rappresentare la perfezione dell’”essere”.
Penso che purtroppo ci sia ancora tanto da lavorare: dalla mentalità maschile al  recupero e alla trasmissione di valori credibili, praticati in seno alla famiglia, che, come è stato scritto, è il “luogo di promozione della responsabilità”. Bisogna ‘investire’ di più e diversamente sui nostri figli, anche con l’aiuto delle istituzioni, e può essere che un giorno venga davvero alla luce la parità.

C’è qualche domanda che vorrebbe che le si fosse rivolta e che non le ho ancora fatto?… La prego, parli liberamente…!
Se mi si chiedesse se ho in cantiere altro, risponderei che attualmente nel cassetto ho racconti brevi, alcuni melanconici e d’introspezione, ma più spesso con quel taglio ironico che evidentemente mi è congeniale e mi diverte.
Un mio desiderio invece è quello di conoscere le reazioni delle lettrici: se oltre al divertimento, hanno tratto qualche giovamento, qualche suggerimento; se sono state capaci di coinvolgere i mariti, i compagni – e come hanno reagito – ; se i figli sono riusciti a leggere qualche pagina e se le donne, mie lettrici, sono riuscite a fare proprio questo libro iniziando a scrivere la loro quotidianità e a riflettere.

Per concludere: vuole fare una augurio speciale (e non banale! Lei è tutto meno che una persona scontata!) alle donne e uno, altrettanto unico, agli uomini?
Da cattiva potrei dire agli uomini: rassegnatevi…non ce la farete mai a raggiungerci. Usate le maniere forti per stare avanti a noi, ma in realtà siete sempre dietro di noi!
Anche alle donne, però, dovrei dire: rassegnatevi! Loro sono così e dubito possano cambiare. Ce l’hanno nel DNA quell’impulso all’autoaffermazione più o meno violenta. Cerchiamo noi donne, viste le capacità innate, di opporre difesa, magari con corsi di Karate e, nei casi meno gravi, buttando verso l’ironia le numerose manchevolezze di uomini della cui debolezza siamo pienamente coscienti : possiamo allora decidere di amarli, ma senza diventarne madri o, peggio ancora, succubi.
Un ultimo augurio che vorrei trasmettere è lo stimolo verso la scrittura, quale che sia: sgrammaticata o forbita, strutturata o scomposta, casuale, purché si scriva. E’ la magia che ci aiuta a guardarci dentro e fuori, a sentirci consapevoli di noi stessi, a definire chi noi esattamente siamo e cosa effettivamente vogliamo.

Ringraziamo davvero di cuore Mariavittoria, persona davvero squisita, anche oltre la cattedra universitaria e che – permettetemi l’appunto personale – ho veramente imparato a stimare ed apprezzare ancora di più in questo ultimo periodo. Una donna di cuore a cui auguro di non perdere mai l’entusiasmo e la voglia di smuovere il suo mondo. Che riesca a sorridere sempre e che insegni ancora le sue molteplici passioni a chi avrà la fortuna di viverle accanto. Per gli anni tra un’aula fredda e il laboratorio di archeologia, per le chiacchierate al 4° piano, per le lunghe email e per tutto il resto…grazie Prof.

Sara Gambirasio


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